joe strummer

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martedì 27 maggio 2014

Le idi di marzo in ritardo

Domenica la nostra lista ha umiliato la concorrenza, lasciandoli ad un terzo dei nostri voti. Neppure il più entusiasta dei nostri fan poteva immaginare questo finale, prendendo molto più voti di quanti ne avessero preso PD e Tsipras insieme alle europee. Questo significa che non solo eravamo in una cordata vincente, ma, soprattutto, che abbiamo fatto un buon lavoro sia nei 5 anni precedenti, sia durante la campagna elettorale. Credibilità, insomma, al contrario dei nostri avversari.

La gioia della vittoria è stata un po’ sporcata dalla delusione di non essere stato eletto. Una figura barbina, c’è poco da dire. Molti pochi voti rispetto agli altri, quasi in fondo alla graduatoria, con l’aggravante di essere consigliere uscente. Potete immaginare quante cose ho già pensato su questa materia, ma moltiplicatele per due o tre se volete avvicinarvi alla realtà. Persone, frasi, sguardi, assenze e presenze, ieri è stato davvero un giorno di importanti bilanci, purtroppo in pesante passivo sul piano personale.

L’unico pensiero che si possa scrivere e che vorrei condividere con voi è che sono stato troppo ingenuo nel pensare bene di troppe persone, ma, purtroppo, come dice il filosofo, inutile piangere sul latte macchiato. In qualche modo, sono orgoglioso di non essere stato sospettoso e di aver pensato che tutto fosse come mi sarei aspettato. Così è il mondo che vorrei e per il quale, nel mio piccolissimo, ho lavorato. E se, anzi, quando, nuovamente ci picchierò contro la testa, sono convinto che voi, amici, mi sosterrete, come avete fatto ieri. Non saprei dire cose molto più costruttive in questo momento 

lunedì 26 maggio 2014

Aspettando non godo(t)

Tra poche ore, finalmente, sarà tutto finito. Per ora, diciamo che, se le cose vanno come tutti pensiamo, Ezio Colombo sarà sindaco ancora per i prossimi 5 anni. Nel nostro Comune alle europee ci sono 1100 voti di differenza tra il blocco di centrodestra e PD/Tsipras e penso che questa differenza alle amministrative si muoverà ancora di più a favore nostro, con il serio rischio di passare il 50%. Evviva! Il cambiamento continua con te, abbiamo detto. Ora dobbiamo farlo e sono convinto che lo faremo
Ora manca la parte più complicata e più imprevedibile, quella della conta delle preferenze. Ho sentito ieri diversi candidati preoccupati, e lo sono anch’io, sia per chi può passare sia per chi rischia di non farlo. Il pensiero del flop mi ha svegliato dopo 3 ore di sonno, ma pazienza, per dormire c’è tempo anche domani (sempre di riuscire ad arrivarci). Diciamo che, giunti a questo punto, non c’è dubbio, stare fuori mi dispiacerebbe. Un po’ perché ormai stiamo assaporando la vittoria, un po’ per non poter proseguire le cose che ho fatto in questi 5 anni, di cui sono convinto che qualcuno debba occuparsi, un po’ per una forma di orgoglio personale che, purtroppo, nonostante tutti i miei buoni propositi, non sono riuscito a cancellare, ma soprattutto perché mi dispiacerebbe per le persone che si sono fatte un mazzo quadrato per spendere il mio nome dovunque, con uno sforzo, una dedizione, una passione che certamente io non merito. Ho provato a tenere qualche conto e, se anche dovessi rimanere fuori, se non ho sbagliato i conti dovrei raccogliere almeno il 50% di voti in più dell’ultima volta. Ora, davvero questo è un risultato di cui essere soddisfatti e, senza esagerare, vorrei dire orgogliosi. E’ un risultato che, soprattutto, dà un senso al lavoro dei miei amici, che mi tocca profondamente ogni volta che ci penso, che mi hanno fatto conoscere presso tante persone che non sapevano neppure che esistessi, che hanno perso ore a parlare di me e a imbucare volantini col mio faccione in ogni angolo del paese, e che, dulcis in fundo, si sono meritati anche qualche scomunica da un autoproclamatosi talebano della chiesa (rigorosamente con la c minuscola, trattandosi, la sua, di setta). I miei amici sono tutte persone normali, che non hanno mai fatto controllo del territorio, che non sono andati in giro come i venditori della Folletto o mettendo il santino davanti alla signora ottantenne insieme ad una scatola di biscotti, ma, molto più semplicemente, sono compagni di un viaggio che ho iniziato anni fa e che, in modo per me sempre più sorprendente, hanno scelto di fare insieme a me. Il volantino mio e di Giovanna è girato per tutto il paese grazie al lavoro degli amici e non a quello di un ragazzo sottopagato, magari pure in nero. Non ci abbiamo scritto frasi eclatanti, nè impegni vaghi o roboanti. Una persona con un’indubbia esperienza della politica agratese mi ha detto di essere rimasto sorpreso di non averci letto le mie competenze in materia gestionale  o “ambientalista” che pure, volendo, avrei potuto vantare senza imbrogliare nessuno. “Può essere una scelta strategica”, ha commentato (sottintendendo ben altro, ma ci mancherebbe, ognuno è libero di pensare ciò che vuole nei miei confronti). Semplicemente, lì dentro io ho voluto scrivere con sincerità di me, delle cose che mi interessano, dicendo all’elettore “io sono questo, nudo e crudo” (si, lo so che potevo scegliere un’immagine un po’ più poetica….) Questo mi permetterà di andare comunque in giro a testa alta: dovesse andare male, non avrò cercato di abbindolare nessuno, dovesse andare bene sarà ancora più importante sapere che un numero importante di persone ha fatto proprie le mie idee e mi ha chiesto di portarle avanti per i prossimi anni. Semplice, no? Insomma, i miei amici sanno che io so comportarmi solo in questo modo e sono certo che loro approvino.

E’ stata una scelta da estremista, molti diranno. Forse si, ma non voi, Amici. Di cuore, di tutto cuore, comunque finisca questa storia, mi avete commosso. Mi perdonerete ancora una volta se, oltre a tutti i miei errori e le mie povertà, anche oggi non so dire altro che un grande e emozionato grazie. 

mercoledì 21 maggio 2014

Vecchio

Siamo agli sgoccioli della campagna elettorale e finalmente abbiamo ricevuto la nostra polpetta avvelenata. Ce l’ha confezionata Bosisio, paladino della vecchia DC e delle vecchie cooperative edilizie, che, nonostante tutto, hanno ancora la loro visibilità locale, per aver costruito negli anni d’oro un buon numero di alloggi sul nostro territorio. Si è ricandidato sindaco mettendo insieme una lista di persone discretamente giovane e anche presentabile, dove però tra candidato sindaco e capolista (penso il massimo dei consiglieri cui possa aspirare la sua lista) l’età media è 66 anni. Non voglio misurare tutto con la retorica renziana dell’anagrafe, però questa è la realtà. Poi mi smentiranno i fatti …. La sua candidatura è arrivata dopo essersi messo in lista con Comasini la scorsa legislatura (allora la lista era UDC, oggi ci dice che la sua lista è slegata dai partiti…. uhm … come passa il tempo …)  e non essere riuscito ad essere eletto e, soprattutto, dopo una carriera sui banchi democristiani del consiglio che parte dalla notte dei tempi, che ha avuto il suo culmine con l’assessorato nella giunta Mattavelli. Parliamo di una nomina avuta 20 anni fa. Comasini ora ha fatto il salto della quaglia nel nome della poltrona, lui no, fedele alla linea e alla vecchia guardia di sodali. Coerente, bisogna dirlo.
Però, di una coerenza di cui non si sentiva la necessità. Più che altro, a me sembra di vedere un attaccamento morboso ad un mondo che non esiste più, radicato ciecamente al proprio  piccolo mondo antico, fatto delle cose, che personalmente ho trovato spesso discutibili, che la sua amministrazione ha fatto. Già, ma quale amministrazione? Al nostro piace raccontare del “clima di straordinaria partecipazione popolare”, chi c’era ci racconta invece di un clima un po’ diverso, in cui tutto veniva deciso davanti al caminetto da un manipolo di potenti e la base del partito stava a guardare, in cui si usavano metodi dittatoriali e il dissenso veniva gestito con la fatwa e la scomunica,  e potrei proseguire molto oltre, ma non servirebbe.  La vera domanda è: ma ci interessa davvero tutto ciò? A me sembra di aver già sentito questa tiritera già tre volte: nel 1999, nel 2004 e nel 2009. Sempre uguale la canzone, sempre uguale la risposta dei cittadini, che hanno sempre mandato a casa questi signori.  Si chiamassero Mattavelli, Longoni, Comasini o Bosisio , alla stessa domanda la risposta è sempre stata la stessa. Proseguire nello stesso modo sembrerebbe poco produttivo, ma si sa, ognuno fa i conti a casa propria.
Ciò che mi fa un po’ paura per chi vuole raccogliere gli interessi dei cittadini, ma umanamente anche un po’ tenerezza,  è il fatto che per questi signori la storia del nostro paese è rimasta immobile. In cinque anni il mondo si è trasformato e anche il nostro comune ha visto mille cambiamenti nella propria struttura sociale, nelle abitudini, nel bisogno dei luoghi di aggregazione, nei flussi migratori, su come e dove le persone pensano il proprio futuro, nel relazionarsi con il proprio lavoro, nel bisogno di rappresentanza. Per noi progettare un programma in questo contesto è stato difficile, perché significa non solo leggere il presente, che non è comunque banale, ma anche immaginarsi le future evoluzioni.  Il Bosisio invece ci tiene ancora a raccontare delle mille firme che IpA raccolse contro il parco Aldo Moro (io ricordo che furono contro la palazzina del ristorante, che ha poi dato mille problemi che il nostro finge di non conoscere, però io allora non c’ero …), del consumo di suolo per il Polo Sanitario (era un “polmone verde” secondo il Bosisio, dal che deduco che fare le case in cooperativa non consuma suolo, fare il Polo Sanitario invece è un reato contro l’ambiente) e di quell’atto di pirateria politica che è il volantino dell’RSA firmato dal Gilardelli, di cui si è  evidentemente esplicitato il mandante
Insomma, Bosisio, sei bravo a fare il tuo mestiere di spezzapollici. Per te il tempo non è passato invano, hai imparato a pianificare tutto con scaltrezza per screditare i tuoi avversari, da destra e da sinistra, e hai saputo usare o far usare agli altri toni melensi e quelli duri, hai cercato di essere un po’ autoritario e un po’ buon padre di famiglia, come dovrebbe fare un vero centrista. Insomma, hai fatto il tuo mestiere, anzi, come diresti tu, il tuo “sporco” mestiere, come l’alleanza chi ti sei detto disposto a fare pur di mandare a casa IpA. Il problema è che sei rimasto sospeso in un mondo parallelo. Le tue parole non le capisce più nessuno, i tuoi riferimenti sono preistoria per la gente, il modello amministrativo che vorresti è stato asfaltato tre volte dai cittadini e non te ne sei ancora accorto, le case in cooperativa non le compra più nessuno perché il problema dei giovani non è dove investire 150mila euro, ma trovare 150 euro per l’affitto, il parcheggio di Omate ha cancellato una zona dove le maestre non volevano portare i bambini e permetterà di liberare la piazza dalle auto. Eccetera.

Semplicemente, Bosisio, hai del vecchio dentro. 

lunedì 19 maggio 2014

Vado a vivere in campagna

Erano anni che aspettavo questo momento, direbbero nei film. Ma non proprio con entusiasmo, aggiungerebbe il vostro. Quando, nei segreti meandri cortocirtuitati delle riflessioni notturne, pensavo se mi sarei ricandidato nuovamente, quello della campagna elettorale era uno degli ostacoli di fronte ai quali mi era difficile proseguire un ragionamento. Certo, non è carino dirlo, soprattutto per chi poi ha già affrontato questo momento e dovrebbe essere, se non abituato, almeno vaccinato, però la cruda realtà va presa per quella che è
Se mi conoscete lo sapete, ho delle serie difficoltà nelle operazioni di vendita, soprattutto se poi la merce sono io. Sempre se mi conoscete, sapete che mi è semplice trovare difetti dovunque e questo normalmente non piace a molti (pazienza…). So però trovare senza grandi difficoltà difetti anche a me stesso e per questo non trovo molto naturale propagandare ciò che si ritiene perfettibile.
Però, lo sappiamo tutti, senza campagna elettorale non si vincono le elezioni, senza farsi conoscere non si può essere votati, senza raccontare quello che hai fatto nessuno potrà fidarsi di te la prossima volta. Per fortuna esiste questo rifugio virtuale, certo non frequentato come quelli delle blogstar, ma serve, per prima cosa a me, che a volte ritrovo un po’ di senso verso quel bisogno di rimettere in ordine le idee che penso capiti un po’ a tutti e scriverlo di solito mi aiuta a sistematizzare
E’ difficile, comunque. Non solo è difficile sapere di dover vincere le regole della pubblicità, ma soprattutto è difficile il resto. Per esempio, è dura sapere che comunque più di tanto non riuscirai a venderti, perché, anche se queste cose servono per farsi conoscere, non sono nelle tue corde. Soprattutto, la campagna elettorale mi dà l’impressione di essere scivolata oltre il proprio iniziale mandato. Il primo riguarda l’inseguimento del risultato personale da parte della maggior parte dei candidati. Ho trovato e trovo  faticoso accettare che altri candidati con molti meno peli sulla lingua di me, magari anche della mia stessa lista, tengano comportamenti che a me sembrano ai limiti della correttezza (e a volte anche oltre…) per poter grattare tutto quanto sia possibile. Certo, nessuno (almeno per ora…) appiccica adesivi con il proprio nome ai pali dei cartelli stradali come faceva Mancino 5 anni fa però trovo sgradevoli alcuni comportamenti molto aggressivi, certe conversioni dell’ultima ora a argomenti, persone, gruppi ecc. ma soprattutto il tentativo di imporre la propria presenza in ogni luogo e in ogni occasione.  Penso anche che almeno una parte del mio fastidio sia legato alla differenza di approccio che ognuno di noi ha su queste questioni, ma avrei apprezzato molto di più se ognuno avesse tenuto un profilo più moderato, sia per una questione di stile, sia per permettere a chi non ha una grande visibilità di poter avere le stesse possibilità all’interno di ciascuna lista
C’è poi il grande tema delle balle sparate a colpi di volantino. Ormai siamo abituati a vedere il candidato di destra scopiazzarci a tutto tondo, ma la vergogna della lettera sull’RSA di Omate mi pare ci abbia fatto raggiungere il punto più basso da molti anni. Una lettera piena di falsità, scritta unicamente per gettare discredito su chi ha sempre lavorato con onestà e trasparenza, doti che evidentemente sono ignote sia a chi l’ha scritta che a chi sta appoggiando questa operazione indecente. Perchè, per esempio, chi distribuisce ai propri banchetti questa lettera può forse chiamarsi fuori e dirsi innocente? Non avremo mai le prove su chi sia il mandante, ma personalmente ho più di un sospetto, anzi, più di cinquecento, che il vero colpevole si debba cercare tra i candidati di destra che, quando c’è da tirare fuori il peggio di sé, evidentemente dimenticano i loro livori e marciano compatti e disposti a tutti, come Bosisio aveva già anticipato quando ha parlato di “alleanza più sporca” che si è detto disposto a sottoscrivere pur di strappare il governo del nostro Comune ad IpA. Comasini ha rilasciato al Cittadino una dichiarazione di gran classe che dice in sostanza che Colombo  invece di pensare ai giochi dell’Aldo Moro sui quali i loro candidati hanno girato parte del video di Happy nonostante il divieto, fulgido esempio di rispetto della cosa altrui, dovrebbe occuparsi dell’RSA di Omate. Insomma, new entry al primo posto, ma, ovviamente, loro però non sapevano nulla, si tratta di un’iniziativa autonoma di un 86enne che, dopo una trattativa di anni, una settimana prima delle elezioni non sapeva come ingannare il tempo e ha deciso di scrivere ai tutti i cittadini. Come, evidentemente, fa ogni settimana, giusto? Ed è colpa del sindaco se quell'area ha 5 vincoli urbanistici, giusto? Peraltro, uno è di legge, tre li ha messi la provincia e l'unico comunale è stato votato dal consiglio comunale di cui il signor Gilardelli era membro di maggioranza. Ma tu guarda a volte le coincidenze ....

Insomma, per fortuna che manca una settimana e poi, per fortuna, ricominceremo a parlare di cose un po’ più serie. 

giovedì 1 maggio 2014

Piacere mio 2 - la vendetta

Rispetto a quello che avevo scritto cinque anni fa, qualcosa è cambiato. Mi tocca ripresentarmi e sbrodolare ancora un pezzettino. Ma se non lo faccio qui …


Chi sono
Ho 47 anni, sono sposato con Enrica da 20 e ho due figli, Cecilia e Massimiliano, che hanno 14 e 12 anni. Ho conseguito la maturità classica e successivamente la laurea in Economia e Commercio. Sono obiettore di coscienza e ho svolto servizio civile presso una cooperativa sociale della provincia di Parma. Ho lavorato poi come dipendente presso diversi Comuni della provincia di Milano, cosa che mi ha permesso di conoscere approfonditamente il mondo degli enti locali. Ultimo tra di essi, ho lavorato anche presso il Comune di Agrate Brianza, dove ho ricoperto il ruolo di responsabile del settore finanziario dall’agosto del 2001 al dicembre 2002. Sono successivamente rimasto nel campo degli enti locali, perché dal 2003 lavoro presso una nota azienda che gestisce servizi pubblici per conto dei Comuni. Nella tornata elettorale del 2009 sono stato eletto in Consiglio Comunale ad Agrate Brianza nella lista Insieme per Agrate . Ho avuto in questi cinque anni la delega dal Sindaco di Agrate per l’ economia solidale, sicuramente una delle pochissime deleghe in Italia (almeno, se ne conoscete segnalatemele…)

Cosa mi piace fare

“Ho poco tempo e troppa fame”, cantava qualcuno. Lo stesso vale per me: mi interessano tantissime cose. Mi tengo aggiornato sull’attualità e leggo appena posso, sia saggi che romanzi, seguo il panorama della musica rock da quando portavo i calzoni corti, anche nelle sue varianti meno note e più “underground”, scrivo anche su un blog musicale nel quale mi ha coinvolto il mio più antico compagno di sventure, ma, poiché, pur seri, scriviamo sotto nick, dovrete sguinzagliare i vostri detective per scoprire dove … mi piace moltissimo viaggiare, sono uno juventino intristito e un nostalgico di Bob Morse padrone del basket di Varese. Pur non essendo un esperto informatico, credo nella rete come strumento di democrazia e di informazione e per questo seguo con interesse i social network e le esperienze utili per “fare sistema” con la rete. Lo scorso anno ho provato un volo in parapendio: se non sarò eletto, la prima cosa che farò sarà prendere informazioni per fare il patentino di volo!

Le mie radici socio-politiche

Il mondo che mi è più vicino è quello associazionistico, e in particolare quello legato ai movimenti di base. Sono cattolico e credo fermamente in uno Stato che accolga e contemperi le necessità e le istanze etiche e religiose di tutti i cittadini. Cerco di incarnare il mio modo di essere cattolico operando a favore degli ultimi e contro le ingiustizie. Per questo, ho fatto parte per diverso tempo dell’Ong Mani Tese, con la quale, lavorando su un progetto di economia solidale, proprio quest’anno abbiamo nuovamente incrociato i nostri destini. Ho fatto la mia prima marcia per la pace Perugia – Assisi nel lontano 1993. Molti anni fa, non ricordo neppure quanti, ho frequentato la scuola di formazione socio politica della diocesi di Milano. Negli ultimi anni mi sono interessato di economia solidale e attualmente sono membro del Gruppo di Acquisto Solidale (G.A.S.) di Agrate, per il quale faccio parte del gruppo di coordinamento. L’economia solidale mi ha coinvolto anche a livelli di coordinamento sovraterritoriale: rappresento il nostro GAS all’interno della Retina dei GAS della Brianza e faccio parte anche della Rete di Economia Solidale della Lombardia. In quest’ultima veste, mi sono recentemente occupato del disegno di legge regionale sull’economia solidale, per il quale abbiamo avuto un grande supporto dal Movimento 5 Stelle ma purtroppo non lo stesso entusiasmo dai partiti con i quali normalmente collaboro a livello locale. Meraviglie della politica fatta per schieramenti, tatticismi e parole. Ho anche scritto qualche pagina a questo proposito su un bel libro che vi consiglio di leggere, anche se purtroppo non mi danno le royalties  …. Faccio anche parte di un gruppo nazionale che ragiona sull’armonizzazione delle varie leggi regionali sull’economia solidale.
Sono anche donatore Avis da molti anni. Frequento attivamente la lista Insieme per Agrate dal 2003. Non ho, né ho mai avuto, tessere di alcun partito, ma ho simpatie per chiunque, in politica, orienti la propria attività a favore di una maggiore equità sociale e perché ad ognuno sia consentito di costruirsi con dignità il proprio futuro indipendentemente dall'estrazione sociale e dalle possibilità economiche. Finora, a destra non ho mai trovato queste sensibilità, quindi...

Cosa ho fatto ad Agrate

Nel corso dell'amministrazione Poletti bis (2004-2009) sono stato nominato vicepresidente di ASSAB, l’azienda speciale comunale che gestisce le farmacie comunali e che ha costruito il Polo Socio Sanitario. Nella parte finale della stessa legislatura ho fatto parte della Consulta Urbanistica e ho supportato l’assessore competente nella lunga e complicata fase di predisposizione del piano di governo del territorio. Infine, ancora nella stessa legislatura, sono stato anche nominato presidente della Commissione per l’erogazione dei contributi economici ai progetti di cooperazione internazionale.
Nella legislatura 2009-2014, che si sta chiudendo, sono stato eletto consigliere comunale e ho avuto, come ho scritto sopra, la delega all’economia solidale. Sono stato presidente della commissione per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, un impegno invero poco più che formale. All’inizio del mandato invece ho curato il processo per l’attribuzione del premio “città equosolidale” al nostro Comune.
Nella parte finale invece, ho curato l’avvio di un progetto di cohousing che spero verrà confermato anche nella prossima legislatura. L’area individuata dal pgt è quella all’incrocio tra via Kennedy e Via Lecco. Per saperne di più e magari per segnalare il vostro interesse, trovate un po’ di informazioni qui.
Nel 2012 ho partecipato per conto del Comune di Agrate al progetto Realsan, finanziato dall’Unione Europea, che mirava a costruire una rete tripartita di soggetti istituzionali che lavorassero intorno al tema della sicurezza alimentare: una sottorete in Italia, una in Spagna e una in America Centrale. Per questo sono stato una settimana in Salvador e Guatemala, esperienza di cui racconto qui e nei post seguenti. Esperienza molto formativa sul piano personale, un po’ meno per l’aspetto progettuale, ma pazienza.  
Per l’economia solidale durante il mandato elettorale abbiamo fatto diverse cose, grazie all’indispensabile contributo del GAS. Senza elencare tutte le varie iniziative (però il convegno internazionale con gli ospiti francesi e il segretario della rete mondiale di parternariato tra produttori e consumatori mi è particolarmente cara), penso che la cosa più importante che abbiamo fatto sia stato dare corpo al tentativo di contribuire alla ricostruzione della dimensione culturale del nostro paese, così devastata da anni di totale assenza di qualsiasi principio etico nel vivere civile. Il paziente e spesso faticoso lavoro che abbiamo provato a fare è stato quello di provare a riportare senso in uno dei più quotidiani gesti che facciamo, quello di aprire il portafoglio e portarci a casa delle cose. In pochi si rendono conto che fare la spesa è come andare a votare tutti i giorni e che quel partito per il quale si vota a volte è anche lo stesso che ti mette in mezzo alla strada, che  ti costringe a stare in coda per un’ora al mattino, che ti abitua al fatto che quando ti serve il burro ci metti due ore per fare la spesa e che torni con un carrello pieno di offerte speciali, che ti abbassa il costo del telefonino o delle arance ma che fa fare la fame a chi li produce eccetera. Ecco, a me sembra che dopo cinque anni c’è in giro un po’ più di consapevolezza e questo, poco modestamente, penso sia anche grazie al fatto che ora si sa un po’ di più sull’economia solidale.



Cosa vorrei fare in Consiglio Comunale

Mi riconosco appieno nel programma della lista Insieme per Agrate che ho contribuito sia a scrivere che ad assemblare. Naturalmente, quello dell’economia solidale è il punto che vorrei tanto che venisse portato avanti, con o senza di me. Oltre a quanto ho scritto sopra, mi sembra un tema particolarmente qualificante perchè, rispetto a tanti obblighi che il Comune si porta dietro, questo non lo è, quindi tutto quello che verrà fatto su questa materia è una pura e semplice scelta politica. L’applicazione dei principi dell’economia solidale poi si trascina moltissime implicazioni, che riguardano l’urbanistica e l’edilizia (se e dove costruire, quante aree agricole lasciare e cosa farne di esse, quali tipologie di edifici preferire, come concepire gli edifici abitativi affinchè venga stimolata la condivisione e il senso di comunità ecc.), l’ambiente, la cultura e l’educazione (qui non lo spiego, è troppo facile…), il commercio (stimolando gli esercizi commerciali interessati alla vendita di prodotti a basso impatto ambientale e realizzati con criteri etici), la gestione delle mense scolastiche (sulle quali da mesi con alcuni amici e il nostro assessore all’istruzione stiamo provando a portare a casa un progetto complicatissimo, che unisca i comuni della zona per la ricostruzione di filiere alimentari locali), l’ambiente (pure questa è troppo facile), la partecipazione democratica dei cittadini alle principali decisioni e chissà quanti altre aree di intervento.
Insomma, l’economia solidale sembra un giocattolo per invasati, ma dietro c’è l’idea di un progetto di comunità davvero alternativo.
E se ancora non vi basta, per questioni professionali penso di potere dare un contributo alle attività dell’amministrazione in materia di tributi e bilancio, che è sempre difficile da interpretare da parte dei non addetti ai lavori, poiché la contabilità pubblica lavora con principi totalmente difformi rispetto a quelli di una qualsiasi azienda,  sulla gestione delle attività di programmazione e controllo e sulla gestione del personale e poi potrei anche metterci un po’ di cose che in 15 anni ho imparato frequentando il Comune. Mi piacerebbe fare delle cose ma, soprattutto, vorrei tanto che qualche amministratore le facesse.
Se vuoi contattarmi, scrivimi a scrivoarobertobossi@gmail.com


domenica 27 aprile 2014

I tre giorni del pollo

“Allora, mi raccomando, eh…” “Si papà”. “Comportatevi bene” “Si papà”. Ecc. ecc. Si papà. Ciao papà.  

E adesso che i figli non ci sono per tre giorni, cosa succede? Succede che iniziano i tre giorni del condor che però, considerando il contesto, devono avere un riferimento un po’ più ridotto. E allora il pollo con la gallina al posto del passeggero fa la valigia e parte. Si va a Verona, dove i nostri passano un bel pomeriggio da turisti, tra un bar letterario e una gelateria un po’ più prosaica e, soprattutto, tra  le piazze e i palazzi di una città che avevano dimenticato troppo velocemente. Il giorno dopo ci ritornano, perché li aspetta un evento atteso da 11 anni. “Arena di pace e di disarmo”, l’incontro del mondo pacifista che, dopo anni di stallo, finalmente ha ritrovato spirito e persone per tornare a far sentire la sua voce. Si parla di tredicimila persone all’Arena, un bel numero, soprattutto perché lì non si regalava niente, ma si veniva ad ascoltare gente che parlava, fermi sotto un sole che è stato un ulteriore regalo (pure troppo, ma non sottilizziamo…). Una bella boccata di ossigeno, che risolleva lo spirito ormai prostrato da volantini, correzione di bozze e amenità simili. Rifletto che questo avviene nello stesso giorno in cui il nostro presidente della repubblica dice che “non possiamo sottovalutare la necessità di essere in grado di dare un concreto apporto, dove sia necessario, sul piano militare” e che gli interventi vanno fatti “senza indulgere a decisioni sommarie che possono riflettere incomprensioni di fondo e perfino anacronistiche diffidenze verso lo strumento militare, vecchie e nuove pulsioni demagogiche antimilitariste”. Così, incidentalmente, ho l’occasione di dire quello che penso da quando è stato rieletto, e cioè, una volta di più, che Napolitano non mi rappresenta più, per queste parole,  ripetute in diversi contesti, di totale conservazione e arretratezza e di difesa smaccata di strutture che tutelano affarismi, sprechi indecenti e uno status quo di gigantesca difesa del potere. Lui che racconta di essere per le riforme (trovatemi uno che non lo è…) è il principale baluardo della restaurazione. Anche queste, scene già viste. Pazienza, probabilmente re Giorgio tirerà avanti anche senza la mia approvazione. Comunque, tornando a noi, è stato proprio bello riascoltare, dopo tanti anni, don Albino Bizzotto, padre Alex Zanotelli e don Luigi Ciotti (il clero tanto vituperato finisce per esprimere anche le menti migliori della nonviolenza, qualcosa vorrà pur dire …) che ci riaprono il cuore con discorsi  da guide civili, ma tenendo sempre in mano il Vangelo. Le ingiustizie, le piccolezze, le arroganze, le storture, sono messe tutte in fila perché ognuno di noi ci rifletta e si faccia motore del cambiamento. Ecco, queste persone invece mi rappresentano moltissimo e, in sostanza, incarnano i valori che, nel mio piccolissimo, vorrei tanto poter testimoniare anch’io. Bravi tutti: Renato Accorinti, il sindaco di Messina, in particolare ha fatto un discorso molto caldo ed emozionante. Mi è però particolarmente caro  Francesco Vignarca perché anche lui, come il sottoscritto, non ha certo il piglio del tribuno della plebe ma che con il suo instancabile lavoro ha intessuto una rete di opposizione a quel progetto demenziale di acquisizione degli F35 che è ormai conosciuta in modo diffuso e che ha contribuito in modo molto importante a instillare il dubbio sull’utilità di questa spesa, dubbio che, adagio adagio, si sta diffondendo, finalmente, anche tra i parlamentari. Gad Lerner diceva che in Parlamento qualcosa sta succedendo davvero, speriamolo. Nel caso, dovremo ringraziare soprattutto questo ragazzo (beh insomma, siamo tutti ragazzi …) Anche il nostro consiglio comunale ha approvato una mozione in cui si chiede di rivedere questa spesa e, studiando il materiale per portarlo in consiglio comunale, ho scoperto cose davvero agghiaccianti, che per quello che mi riguarda, dimostrano con chiarezza la malafede di chi lo sta difendendo. Ma questa è un’altra storia ….
 In questa invece c’è quella di due agratesi che, dopo questo bagno di folla e di parole (sulla musica, purtroppo, bisogna stendere un velo pietoso), prendono la loro autina e decidono di farsi un bel bagno di cultura. Dormono in un bell’agriturismo a Badia Polesine, immerso nella campagna e non nei capannoni, molto caratteristico e confortevole, con i gestori che ti trattano come uno di famiglia dopo 3 minuti. Ma nella sala ristorante, con tre tavoli occupati, chi ti trova la signora? Essi, un collega, con il quale discetta per l’intera serata di concorsi dall’esito molto dubbio ma anche di Gino Girolomoni e della sua pasta Montebello. Il sabato, cultura a mani basse: al mattino siamo a Rovigo per la mostra “L’ossessione nordica”. Splendido posto (il palazzo, non Rovigo…), mostra molto particolare, opere esposte mediamente di un certo livello, allestimento non sempre impeccabile, soprattutto nelle connessioni tra nordici e italiani, che a volte era un po’ da immaginare. Però ne è valsa la pena.  E poi, già che eravamo in zona, perché non fare un bel salto a Ferrara, alla mostra di Matisse? Insomma, due mostre in un giorno, un record. Anche da questa mostra, organizzata un uno dei palazzi più famosi d’Italia, si viene fuori con un certo senso di soddisfazione. Mancano magari i capolavori più famosi, ma in 12 stanze ci sono opere provenienti da gallerie di tutto il mondo e anche ad un parvenu dell’arte come il sottoscritto alla fine sembra di aver capito tutto. Però, Matisse, mica potevi finire la carriera facendo i collage  …. J Fuori dalla mostra la signora incontra una sua amica di vecchia data e con questo colpo di teatro i tre giorni del pollo terminano. Ora ci resta solo la campagna elettorale

martedì 22 aprile 2014

Sola andata

Oggi vi racconto una cosa un po’ personale. Di una persona che sta tornando a casa, dall’altra parte del mondo. Sembra bello, e magari lo è, ma forse dovreste avere qualche informazione in più. Per esempio, che torna a casa da quattro figli che abitano con la nonna, che ora non può più assisterli. Che lascia il marito in Italia a lavorare con un contratto da negrieri in una cooperativa, pagato una miseria senza tredicesima, senza ferie e in sostanza sapendo di poter far valere qualsiasi diritto, ma sapendo che dietro di lui c’è un esercito di disperati pronto a prendere il suo posto in un perenne gioco al ribasso su tutto. Che fino a poco tempo prima con due stipendi manteneva una famiglia, ora ce ne sarà solo uno, che dovrà anche pagare le spese fisse qui (bollette, affitto ecc.) e da questo lei dovrà dipendere, invece di portare a casa la sua parte come ha fatto finora. Che probabilmente non vedrà più quel mondo a cui, dopo 14 anni, ormai aveva fatto l’abitudine, per dover rientrare a casa, dove c’è la sua famiglia, le sue origini, ma dove c’è un mondo che ormai ha sorpassato e bollato come arretrato e dove probabilmente dovrà assistere la mamma.
Potrei fare un bel discorso, che sarebbe peraltro sacrosanto, però ora riesco solo a pensare a quanto può essere lacerata una persona che si trova a dover scegliere se essere felice per gli altri o triste per sé, a dover fare un salto nel vuoto con la prospettiva di difficoltà materiali, per sé e per la famiglia. E, soprattutto, quale razza di mondo abbiamo costruito, nel quale dopo 14 anni di fatica si deve poggiare la propria vita sui dubbi, nel quale non c’è diritto che tenga, non c’è principio che funzioni, non c'è carità che giovi, ma c’è soltanto un aereo con un biglietto di sola andata e uno strapiombo di punti di domanda.

Qui una raccomandazione al Padreterno ci sta proprio bene