joe strummer

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sabato 3 aprile 2010

Libero da galera

Il giornalismo italiano, si sa, non è certo famoso per il proprio coraggio ed è noto a tutti quale sia la prima caratteristica necessaria per svolgere questa meritoria professione in Italia: una bella molletta da mettere sul naso, per coloro che già naturalmente non ne sono dotati dalla nascita (e, così a prima vista, mi pare che madre natura abbia copiosamente elargito questo dono all'interno di questa categoria).
Leggo oggi non il solito quotidiano bolscevico, ma altri due, che sono assimilabili alla Pravda: il New Yorker e il Guardian. Entrambi parlano delle eroiche gesta di tale Tommaso Debenedetti (segnatevi questo nome, che potrà esservi utile in futuro), ineffabile giornalista, anzi, lavoratore dipendente, dell'ineffabile quotidiano Libero, anello di congiunzione tra la verità e la discarica di Payatas.
Questo simpatico omino deve aver pensato di avere delle arti divinatorie che ha ritenuto il momento di far conoscere al volgo. Per questo, ha scritto un'intervista a Philip Roth e a John Grisham, due giovani scrittori alle prime armi che prima o poi si faranno. In previsione di alcune difficoltà tecniche, il nostro ha ben pensato di anticipare quello che loro avrebbero dichiarato, senza prendersi l'inutile briga di provare a contattarli. Del resto, sarebbe stato tempo perso, deve aver pensato l'uomo con la penna più veloce della lingua: se una cosa la penso io, basta e avanza. Peccato che Paola Zanuttini, che non è esattamente un garzone di bottega e che, almeno lei, gli scrittori li intervista davvero, abbia casualmente chiesto conto a Roth di una sua dichiarazione anti Obama presa dalla fantomatica intervista di questo cuor di leone. E qui, apriti cielo. Roth non solo dice di non saperne niente e che, anzi, lui pensa esattamente il contrario, ma inizia a fare qualche controllo: il Debenedetti sostiene di avere un nastro con l'intervista telefonica, che però non riusciva a trovare (maddai!!!), ma poi scopre anche che la stessa sorte era stata riservata a Grisham: stessa intervista inventata, stessa risposta anti Obama inventata, stesso scandalo dello scrittore, la cui moglie, scrive il New Yorker, è anche una superdelegata di Hillary Clinton, che non so cosa sia ma dà l'idea.

Ma dico, Debenedetti, almeno controlla con chi te la stai prendendo... Grisham è miliardario, scrive legal thriller, ti fa il mazzo in men che non si dica. Prenditela, chessò, con Mary Higgins Clark... insomma, era un po' che non sentivo operazioni di questo genere, così smaccate, così becere e, ovviamente, così passate sotto silenzio. In tutto questo bailamme, anche Libero ovviamente tace, neanche una parola di scuse, non una spiegazione, insomma niente di niente, se non che, pare, l'intervista incriminata, inizialmente pubblicata sul sito, è stata rimossa. Nella logica dello stile dell'informazione di plastica, la verità non è che un sassolino nell'ingranaggio della propaganda. Espelliamolo e non ci pensiamo più. L'unica attenuante è che gli unici libri che legge il lettore medio di Libero è il libretto delle istruzioni del cellulare. A ben vedere, di danni ne avrà fatti ben pochi.

A quando un'intervista con Marx che dichiara di non perdersi una puntata di Amici, caro Belpietro?

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