joe strummer

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mercoledì 30 settembre 2009

Scudo fiscale, c'è chi dice no (per davvero)

Lo sappiamo tutti, di chiacchierare sono capaci tutti, ma alla prova dei fatti molti tentennano, tremolano e si afflosciano e solo pochi rimangono in piedi.
Parliamo quindi dello scudo fiscale, immonda, immondissima ed ennesima invenzione del governo che, presumo, nasce per tutelare gli evasori fiscali, ma che molto facilmente sarà preda del riciclaggio e quindi del narcotraffico, della mafia e di ogni altra attività illecita. In buona sostanza, in uno zic, che verrà approvato, ma guarda un po', ancora una volta a colpi di fiducia nonostante la maggioranza di cui dispone il nano, l'Italia diventerà a tutti gli effetti uno dei paradisi fiscali contro cui ultimamente va di moda stracciarsi le vesti. Chissà come mai, però, non ho sentito pronunciare questa parola da nessuno tranne da Di Pietro, che, con il suo ormai usuale tono millenaristico rischia di esaurirsi nel proprio personaggio. Forse nel PD sono ancora troppo impegnati a sbranarsi per chi avrà la segreteria del Medio Campidano o di Velletri per scoprire che nel frattempo stiamo sorpassando a destra (ma guarda come, a volte le espressioni idiomatiche calzano a pennello...) la Svizzera nel regalare l'impunità a tutti i peggiori malfattori.
In questo contesto, come al solito non esattamente foriero di buoni presagi, leggo qui che, una volta tanto, qualcuno passa dalle parole ai fatti. Banca Etica non vuole i soldi che torneranno con lo scudo fiscale. Bella forza, direte, tanto dei suoi clienti non ce ne sarà manco uno che lo chiederà. Vero (e lo spero bene). Però questa iniziativa credo vada guardata un po' più dall'alto. Se riusciamo ad astrarci per un po' dal contesto specifico, potremmo leggerci dentro il seme di una grande operazione di responsabilità globale che dovrebbe poi essere ciò che dovrebbe essere colto dall'attenzione del consumatore medio che guarda il mercato non solo nel settore bancario, in cui, come tutti sappiamo, il più pulito ha la rogna (se avete 10 minuti di tempo, tanto per dire la prima che mi capita per la testa, fatevi un giro qui). La provocazione che ci lancia Banca Etica con questa ininziativa (ma a dire la verità, con la sua stessa esistenza) è molto semplice: se vuoi un mondo con lo scudo fiscale, vai da altri, se lo vuoi senza vieni da noi. Un po' più in generale potremmo dire "se vuoi un mondo senza regole etiche, rimani dove sei, se la responsabilità per te è un valore primario, noi lo difenderemo". Noi valiamo più dei soldi che costiamo, perchè dietro di noi ci sono i principi, il rispetto delle regole, delle persone e della giustizia, mentre dietro il mercato ci sono solo i soldi, che quasi sempre finiscono nelle stesse tasche.
Quello dell'economia solidale è un campo di cui intendo scrivere ancora molto qui, ma mi piace poter iniziare questo discorso parlando di un settore che, come tutti sanno, proprio per la sua totale mancanza non dico di etica, ma di qualsiasi forma di controllo, ha messo in ginocchio l'intera economia mondiale. Questa piccola bancaccia, questa accozzaglia di dilettanti senza arte nè parte, si unisce al coro sempre più numeroso di quelli che continuano a dirci che cambiare è possibile, se lo vogliamo

venerdì 25 settembre 2009

Nani e ballerine, ma arridatece le ballerine!


Ormai sono infinite le porcate che sta infilando questo governicchio. E' notizia di oggi, ma attività di luglio, l'abrogazione di fatto di alcune norme già approvate cosiddette antifannulloni. Quello norme che, di fatto, avrebbero creato disparità di trattamento tra i lavoratori pubblici e quelli privati in caso di malattia, aumentando le ore di reperibilità e indennità di malattia ridotta. Al solito, come si conviene a questo governo, anche la riforma della riforma è stata approvata con decreto legge, poi convertito in agosto.


Ormai le fanfaronate di Brunetta rasentano il livello di quelle del suo capo (forse perchè i due sono tra i pochi che riescono a guardarsi reciprocamente negli occhi) e ormai la gara è a chi la spara più grossa. "Sono più grande presidente degli ultimi 150 anni" contro "sono meglio di Padre Pio" oppure "non si può mandare in strada il poliziotto panzone che non ha fatto altro che il passacarte, perché in strada se lo mangiano". In effetti, Brunetta un po' di strada la deve ancora fare. Però, lui, anche se non sembra, non è un cretino e sa bene cosa può e non può fare. E' un docente universitario e conosce perfettamente il mondo delle regole. Aver fatto una riforma come la sua è una cosa di evidentissima malafede, dal momento che era evidentissimo a chiunque, e a maggior ragione a chi nel mondo della pubblica amministrazione, che le sue cosiddette riforme se le sarebbe dovute, presto o tardi, rimangiare. Secondo il tritissimo clichè che segue chi deve legiferare, le riforme si fanno con schiamatti, squilli di tromba e rulli di tamburi, la loro correzione si fa sempre quando l'italiano medio va in vacanza o ha il solito delitto di Garlasco di cui occuparsi. Ne ho già parlato qui a proposito di Maroni, ma ormai il gioco è talmente scoperto che l'hanno imparato anche i sassi.


La verità è che la vera riforma della pubblica amministrazione non la farà mai nessuno, perchè costa sangue sudore e lacrime, perchè, per una volta, bisognerebbe distinguere le persone tra bravi e cattivi e non tra amici e non amici, perchè costerebbe molto tempo e non porterebbe nessun vantaggio in termini elettorali, perchè, finalmente, bisognerebbe scoprire il pentolone delle consulenze, delle spese inutili, e anche, ovviamente, degli incompetenti e dei fancazzisti, che abbondano ma che si sono fatti una crassa risata di fronte alla cura Brunetta (magari perchè qualcuno lo ha pure votato). Basterebbe un semplice studio che pubblicasse degli indici di benchmarking in base ai quali iniziare a misurare, non dico tutto, ma alcune banali cose. Ne dico una qualsiasi, la prima che mi viene in mente, caro ministro. Nei comuni di Ragusa e Trapani, dove notoriamente la pubblica amministrazione raggiunge i suoi più alti livelli di efficienza, la spesa di personale per numero di dipendenti è intorno ai 55.000 euro annui, a Lodi 20.000. E' normale? 55.000 euro di costo medio di personale forse non ce l'ha neppure la Mc Kinsey e, così ad occhio, non ho notizie della stessa efficienza per il Comune di Ragusa. A Venezia le spese di personale sono intorno al 25% delle spese correnti, a Enna il 50%. E' normale? A Cosenza ci sono 138 dipendenti comunali ogni 10.000 abitanti, a Rieti 23. E' normale?


Insomma, caro ministro, non ci vuole molto a capire dove si potrebbero mettere le mani, senza neanche dover fare grandi studi. Certo, magari si potrebbe far studiare questo problema a qualche società di consulenza...


Ma guarda, ministrino, mi viene in mente anche un'altra idea (e sono 2 in 5 minuti). Si chiama italia.it ed è quel progetto, teoricamente interessante, nel quale sono stati buttati milioni di euro per non avere assolutamente niente. Parliamo di uno stanziamento iniziale di 45 milioni di euro più altri 25 milioni più altri 21 stanziati lo scorso anno e altri 10 stanziati quest'anno, il tutto per un totale di 101 milioni di euro (che fanno 200 miliardi di lire del vecchio conio) di cui 100.000 solo per preparare quello splendido logo che tutti potrete vedere accedendo al sito, il tutto per generare un sito internet orribile, nella sua versione iniziale pieno di bachi e perfettamente inutile. Andateci sopra e lo scoprirete per conto vostro. Quando è uscita la prima versioned el sito, un privato nel giro di poco tempo ha prodotto, gratuitamente, un risultato qualitativamente migliore, senza errori e GRATIS (se non ci crdete, guardate qui). E allora, caro ministrino, non è che per caso sarebbe il caso, ad esempio di andare a recuperare questa efficienza o questi soldi? Come dici? non si può perchè l'incarico era dato all'IBM e responsabile dello sviluppo era il ministro Stanca, ex AD dell'IBM e ora mammasantissima dell'Expo? Maddai!! Carramba che sorpresa!!


E allora, almeno, visto che proprio non possiamo fare altro, visto che invertendo l'ordined ei fattori dei nani il risultato non cambia, almeno arridatece le ballerine!

lunedì 21 settembre 2009

Assemblea Insieme per Agrate

Questo post sarà già abbastanza lungo per non dover essere ulteriormente infarcito di parole, quindi, per chi fosse interessato, posto di seguito il mio intervento durante l'assemblea annuale, in cui è stato approvato il nuovo statuto ed è stato eletto il nuovo gruppo di coordinamento. Prendete un cuscino e buona lettura
Mi fa piacere che la Lista abbia deciso di cercare un momento in cui fermarsi a riflettere sul proprio scopo e sul proprio futuro perché trovo che guardarci in faccia con sincerità sia il miglior modo per decidere chi si vuole essere e dove si vuole andare. Negli anni nei quali io e la lista ci siamo reciprocamente accompagnati nel nostro cammino ho incrociato, come quasi tutti noi, momenti di condivisione e momenti di frizione con le scelte dell’amministrazione. Ho spesso lamentato una difficoltà di comunicazione e di partecipazione e ho più di una volta puntato il dito su scelte gestionali che non mi sono sembrate felici. Più di rado ho però detto, colpevolmente, che, nonostante questo, le cose che mi hanno tenuto vicino alla lista sono state molte, molte di più di quelle che lamentavo.
Ho apprezzato soprattutto la condivisione di uno stile attento alle persone, il prendersi cura dei problemi altrui, la sincera preoccupazione che a volte giungeva come un tarlo ad arrovellare le notti insonni di qualcuno, tutte cose che credo dicano della tensione per il bene comune molto più di un marciapiede con o senza buche o di un’iniziativa andata bene o male. Anzi, aggiungo ancora un tassello, credo che questo tipo di attenzione abbia spesso riguardato i più deboli tra di noi, quelli che hanno necessità di più cure e per questo sono fiero di poter dire di appartenere ad un gruppo che ha dato un senso compiuto alla parola solidarietà. Su singole attività o progetti avremo probabilmente sbagliato e ancora sbaglieremo, ma sappiamo che i principi che hanno ispirato le nostre scelte sono e saranno sempre di cristallina limpidezza da qualsiasi lato li si vorrà guardare. L’eredità più importante che credo ci abbia trasmesso l’esperienza dell’Amministrazione passata è il patrimonio di attenzione per il prossimo che non ho dubbi sarà la cifra stilistica che contraddistinguerà anche il nostro futuro. Noi abbiamo lavorato e lavoreremo per gli altri, non tutti lo avrebbero fatto e penso sia importante sia riconoscerlo tra di noi, sia ricordare a tutti che questo è il distintivo che porteremo con orgoglio finchè ci identificheremo in questa lista.

Credo poi che la nostra linea debba saper accogliere una delle più importanti sfide che la nostra società ci chiama ad affrontare, quella per l’ambiente. Solo pochi anni fa nessuno sapeva cosa fosse il famigerato buco dell’ozono, mentre oggi i bambini a scuola ne parlano con una cognizione di causa che farebbe vergognare molti di noi. Un piccolo esempio che ci mostra come la diffusa consapevolezza permetta di fare grandi passi nei confronti di temi importanti. Oggi siamo di fronte ad una sfida ambientale senza precedenti: potentissime lobbies, dietro alle quali girano interessi di miliardi e miliardi di euro, si dibatteranno e combatteranno con tutti i mezzi per spremere le risorse del nostro pianeta fino al collasso, ma ormai un grande movimento, assolutamente trasversale, di fronte al quale la parola “ambientalista” perde di significato, sta acquisendo ogni giorno sempre più forza, un movimento fatto non solo da partiti e da associazioni, ma, ormai, composto per la maggior parte da persone che sono lontane dalla parola “politica”ma che di fatto hanno interiorizzato ciò che spesso noi facciamo fatica a trasmettere, quando non a testimoniare: per cambiare il mondo, devi prima cambiare la tua vita. Anche noi dobbiamo fare la nostra parte, difendendo il nostro territorio, nella consapevolezza che un metro quadrato sottratto ai campi non tornerà mai più verde. Anche noi dobbiamo difenderci, senza preconcetti ideologici, ma anche con la fermezza che ci viene guardando i tanti territori anche molto vicini a noi sui quali ormai lo spazio fisico per edificare non esiste più. E’ ormai tempo di emergenza, tempo di chiudere definitivamente le serrande davanti ai compromessi, alle ultime volte, alle necessità del mercato. Ci sorreggeranno in questo compito moltissime esperienze, disseminate in tutta Italia, che chiedono solo di essere emulate. Le grandi rivoluzioni partono dal basso e sono certo che noi vorremo in futuro essere attori protagonisti di quel cambiamento che ribolle sotto la crosta dell’affarismo che riempie la pancia di pochi e che ogni giorno di più mostra il proprio fiato corto e i suoi limiti. Per questo, il grande incremento del verde pubblico previsto nel pgt, la quotidiana cura dell’esistente, ma anche l’attenzione alla mobilità lenta, al risparmio energetico e alle energie rinnovabili, al consumo critico, all’agricoltura biologica, sono tutti segnali che ritengo indispensabile inviare in futuro per mostrare a tutti i nostri concittadini quale via intendiamo intraprendere perché ognuno di loro possa davvero pensare ad Agrate come alla propria casa.

Mi piace comunque, come sapete, essere chiaro nel dichiarare cosa mi aspetto dal futuro della lista. Definire la linea politica di un’amministrazione che governa da 10 anni può sembrare facile, ma temo che su questa materia la lista debba maturare un’ulteriore e più profonda esperienza. Amministrare, come spesso ci ricorda il Sindaco, è un’attività che richiede moltissimo impegno. Un impegno che richiede tempo, ascolto , competenza , sensibilità, capacità di comunicare e di lavorare insieme. Alcune di queste qualità non si comprano né si acquisiscono, per altre serve un impegno costante fino a far diventare la cura della cosa pubblica il proprio più importante interesse, anche se non si occupa una delle otto poltrone di vertice. L’impegno, lo sappiamo tutti, perché venga mantenuto sugli alti livelli che il nostro ruolo comporta, trova il suo necessario complemento nella soddisfazione. Se l’impegno sfocia in un risultato carente, di basso livello, di scarso coinvolgimento, è destinato a morire. Per questo credo che, per durare, dobbiamo garantirci reciprocamente sia i risultati, sia il coinvolgimento. Sono dunque molto d’accordo sulla decisione del Sindaco di voler dare ad ognuno di noi un solo impegno per poter dare a tutti un incarico. E’ un piccolo segno che però ci pone nella giusta ottica per iniziare a lanciare tanti segnali che vedono la partecipazione come minimo comune multiplo. Se poi, con questo, riusciremo ad allargare la base operativa della lista, avremo ottenuto un grandissimo risultato e, per quando sarà nelle mie possibilità, mi impegnerò affinchè questo obiettivo venga perseguito con costanza. Ci sono tanti piccoli gesti che poi si potrebbero adottare per cercare di stringere il numero di gradini che oggi riempiono la distanza tra il Sindaco, come primo cittadino, e l’ultimo arrivato tra gli agratesi. Ritengo che, per iniziare a guardare in casa nostra, il primo di essi possa essere la predisposizione regolare di verbali delle riunioni di lista, cosa che risponde sia all’esigenza di ricordare a tutti di cosa e quando si sono assunte delle decisioni su determinate materie (dal momento che spesso abbiamo avuto opinioni difformi su cosa la lista ha deciso e alcune volte si è dubitato anche che la lista abbia effettivamente discusso alcune materie), sia a quella di diffondere l’informazione anche tra coloro che non hanno partecipato alla riunione. Auspico poi, sempre all’interno di questa ottica, un più stretto coordinamento anche all’interno della squadra dei consiglieri, che la porti ad entrare maggiormente nel merito delle questioni in modo da poter essere di effettiva utilità nel momento in cui occorrerà assumersi con consapevolezza le proprie responsabilità in fase decisionale
Rubo ancora pochi istanti per mettere in evidenza un altro punto che ritengo indispensabile migliorare per il futuro della nostra lista. Durante la campagna elettorale abbiamo fatto un grande sforzo di comunicazione e ritengo abbiamo raggiunto dei lusinghieri risultati. Dobbiamo ora cercare di risalire su quell’onda, che ho avuto l’impressione si sia molto abbassata quest’estate, e ricominciare a tessere la tela che costruisce una vera e duratura relazione con i nostri cittadini. Dobbiamo ripensare i meccanismi di comunicazione, per prima cosa tra di noi, sfruttando al meglio le potenzialità che la rete ci fornisce e cercando di presidiare spazi che oggi non possediamo. Questo, che sia chiaro, comporta che ognuno di noi faccia un passo indietro rispetto alla prassi comunicativa fino ad oggi utilizzata. In questo senso, tanto potranno fare le consulte, ma ancora di più potrà fare un efficace rete di scambi, che permetta, nel diffondere le informazioni, anche l’estensione del dialogo e della condivisione. Fino ad oggi la parola partecipazione è stata molto spesa, ma molto meno attuata, ma, pur nella consapevolezza della difficoltà del percorso e, ovviamente, della fallacità di ognuno di noi, penso che molta strada ancora ci rimanga davanti per poter dire di aver fatto percorsi condivisi oltre il pgt.
Questi quattro punti (solidarietà, ambiente, comunicazione e partecipazione), sono per me e per gli amici che con me hanno condiviso l’entusiasmante esperienza di L&P, la necessaria attuazione del programma di governo e stile operativo delle relazioni che dovranno caratterizzare la lista e l’attività amministrativa. Mi auguro che l’approvazione dello statuto concluda definitivamente la querelle, invero poco simpatica, relativa alla rappresentatività di L&P, che, voglio ribadire ancora una volta, non è un partito, ma ha riunito, in occasione delle elezioni amministrative, non solo i partiti della sinistra che oggi, con rigore semantico, dobbiamo definire extraparlamentare, ma ad essa ha aggiunto molti, molti singoli che si sono riconosciuti nella nostra idea della politica e del rapporto con i cittadini. Per questo, auspico che il programma dell’Amministrazione, così come licenziato dalla lista alla vigilia della campagna elettorale, sia oggetto della più vasta convergenza di tutte le forze politiche locali, ma ritengo oltremodo importante dire che il nostro progetto politico, sul quale abbiamo chiesto ed ottenuto la fiducia degli elettori, non possa in alcun modo essere modificato, né ora, né in futuro, a meno che non vi sia una qualche pratica necessità, che non potrà comunque mai essere quella di compiacere altre forze politiche. Non è ciò che ci hanno chiesto gli elettori e non è un gioco al quale noi ci presteremo.
Con questa premessa, con ogni probabilità frutto di un’eccessiva preoccupazione, non ho alcun dubbio a garantire la più grande e convinta organicità della nostra associazione ad IpA. Chi ritiene che L&P sia stata costruita con fini diversi potrà nei fatti verificare quanto si è sbagliato, così come ha potuto fino ad oggi constatare la coerenza e la lealtà rispetto ad un patto che abbiamo fatto nostro e che intendiamo onorare fino in fondo a questa legislatura e anche oltre. Lasciamo volentieri le dietrologie, le chiacchiere dei bene informati e gli incontri da panetteria a chi non ha di meglio da mettere sulla bilancia. Noi non intendiamo in alcun modo essere alternativi ad IpA, semmai riteniamo che il nostro ruolo possa essere complementare, di supporto e di stimolo, senza preclusioni per alcuno, ma anche senza amici da difendere e senza bandiere da sventolare. La nostra piattaforma è nota da tempo e non è mai cambiata. Per questo, alle parole preferiamo i fatti e su questi chiediamo di essere valutati

domenica 20 settembre 2009

Primarie PD: ritiro tutto

Ebbene si, anche i migliori si sbagliano e quindi perchè non io, che ai migliori sto proprio lì', ad un'incollatura?
Quindi, chi, di fronte a Brunetta e la sua innata classe e senso istituzionale a proposito della sinistra che vada a morire ammazzata e della sinistra "per male" di fronte alla sinistra per bene e altre amenità che non val manco la pena di nominare, liquida la questione dicendo "L'unica brunetta che rispetto è quella dei Ricchi e Poveri" per me non deve fare solo il segretario del PD (che tutto sommato, che me frega...). Io lo voglio SANTO SUBITO!

sabato 12 settembre 2009

L'impossibile energia pulita

Ho appena saputo, leggendo qui, che a Monaco (nel senso di Baviera, non del paradiso degli evasori fiscali), si è appena deciso di convertire dal 2015 il totale delle utenze private all'energia verde.
Mi pare che a Monaco non splenda il sole 365 giorni all'anno e che non tiri il vento di capo Horn. Come hanno fatto? per prima cosa, NON HANNO PRIVATIZZATO NIENTE. Probabilmente da loro i politici non devono sempre restituire ai potenti i favori fatti in campagna elettorale nè devono per forza piazzare i loro omini in ogni angolo dell'universo, e neppure sono abituati alla giaculatoria quotidiana del dover fara cassa (per colpa di altri). Lì l'azienda funziona, fa utili e quindi li usa. Ma soprattutto, lo vogliono fare: non hanno paura di cosa diranno i costruttori, il mercato e lo zio Paperino. Sanno che è giusto farlo e l'hanno fatto. Ce la possiamo fare anche noi?

venerdì 11 settembre 2009

Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento ....

Stavolta non dovrò pescare dalla cronaca locale (o almeno non solo) per fare qualche riflessione di quel che succede oggi, perchè, per fortuna, la rete si muove con una velocità sconvolgente. Sono diverse le voci di protesta sul web che oggi si sono legate contro la decisione del cosiddetto sindaco di Ponteranica, ridente località bergamotta dove c'è anche un ottimo ristorante per chi ama la carne. Putroppo il sindaco deve aver pensato troppo ai bagordi e il cervello deve essere andato un po' fuori giri. Il nostro simpatico uomo ha deciso di rimuovere l'intitolazione della bibioteca a Peppino Impastato, a suo dire per intitolarla ad una personalità locale. Guarda un po'.
Se ci fosse una manifestazione a Ponteranica, ci andrei veramente di gusto, perchè credo siano questi piccoli episodi nella periferia che danno l'idea di quanto, piano piano, velina dopo velina, briatore dopo briatore, tutto diventi abitudine, tutto passi sotto silenzio, tutto sia degno di un'indignazione che dura il tempo di girare una pagina o di schiacciare un pulsante.
E invece, Peppino Impastato è stato un vero eroe civile, una vittima senza macchia del sistema di potere mafioso che proprio oggi il nostro presidente si è per l'ennesima volta preoccupato di tutelare, appena si è tornati a ridiscutere di dichiarazioni di pentiti che accuserebbero, per l'ennesima volta, quel goodfella di Dell'Utri, già condannato in primo grado ma che impunemente siede sui banchi del senato (rigorosamente lettera minuscola, mi pare inevitabile) e che ci impartisce spesso e volentieri anche lezioni di storia (ma di questo ho già scritto). Ricordiamoci tutti e spesso di queste persone, ricordiamoci del loro esempio, del loro coraggio e del fatto che il loro lavoro, la loro lotta e il loro sacrificio non possono essere dispersi nella nebbia dell'oblio, della vacuità e dell'egoismo. La nostra libertà si appoggia ogni giorno sulle spalle di chi prima di noi ha preso milioni di mazzate e magari ci ha lasciato anche le piume.
E allora, intanto, ricordiamoci in nome di questo illuminato sindaco. Si chiama Cristiano Aldegani e se lo incontrate per la strada o fate con lui la fila alle poste (probabile, direi...) potrete dirgli due parole. E per lui, per parafrasare la canzone dei Modena, 1 2 3 4 5 10 100 calci in culo!