“Allora, mi raccomando, eh…” “Si papà”. “Comportatevi bene” “Si
papà”. Ecc. ecc. Si papà. Ciao papà.
E adesso che i figli non ci sono per tre giorni, cosa
succede? Succede che iniziano i tre giorni del condor che però, considerando il
contesto, devono avere un riferimento un po’ più ridotto. E allora il pollo con
la gallina al posto del passeggero fa la valigia e parte. Si va a Verona, dove i
nostri passano un bel pomeriggio da turisti, tra un bar letterario e una
gelateria un po’ più prosaica e, soprattutto, tra le piazze e i palazzi di una città che
avevano dimenticato troppo velocemente. Il giorno dopo ci ritornano, perché li
aspetta un evento atteso da 11 anni. “Arena di pace e di disarmo”, l’incontro
del mondo pacifista che, dopo anni di stallo, finalmente ha ritrovato spirito e
persone per tornare a far sentire la sua voce. Si parla di tredicimila persone
all’Arena, un bel numero, soprattutto perché lì non si regalava niente, ma si
veniva ad ascoltare gente che parlava, fermi sotto un sole che è stato un
ulteriore regalo (pure troppo, ma non sottilizziamo…). Una bella boccata di
ossigeno, che risolleva lo spirito ormai prostrato da volantini, correzione di
bozze e amenità simili. Rifletto che questo avviene nello stesso giorno in cui il
nostro presidente della repubblica dice che “non possiamo sottovalutare la
necessità di essere in grado di dare un concreto apporto, dove sia necessario,
sul piano militare” e che gli interventi vanno fatti “senza indulgere a
decisioni sommarie che possono riflettere incomprensioni di fondo e perfino
anacronistiche diffidenze verso lo strumento militare, vecchie e nuove pulsioni
demagogiche antimilitariste”. Così, incidentalmente, ho l’occasione di dire
quello che penso da quando è stato rieletto, e cioè, una volta di più, che
Napolitano non mi rappresenta più, per queste parole, ripetute in diversi contesti, di totale
conservazione e arretratezza e di difesa smaccata di strutture che tutelano
affarismi, sprechi indecenti e uno status quo di gigantesca difesa del potere. Lui
che racconta di essere per le riforme (trovatemi uno che non lo è…) è il
principale baluardo della restaurazione. Anche queste, scene già viste. Pazienza,
probabilmente re Giorgio tirerà avanti anche senza la mia approvazione. Comunque,
tornando a noi, è stato proprio bello riascoltare, dopo tanti anni, don Albino
Bizzotto, padre Alex Zanotelli e don Luigi Ciotti (il clero tanto vituperato
finisce per esprimere anche le menti migliori della nonviolenza, qualcosa vorrà
pur dire …) che ci riaprono il cuore con discorsi da guide civili, ma tenendo sempre in mano il
Vangelo. Le ingiustizie, le piccolezze, le arroganze, le storture, sono messe
tutte in fila perché ognuno di noi ci rifletta e si faccia motore del
cambiamento. Ecco, queste persone invece mi rappresentano moltissimo e, in
sostanza, incarnano i valori che, nel mio piccolissimo, vorrei tanto poter
testimoniare anch’io. Bravi tutti: Renato Accorinti, il sindaco di Messina, in
particolare ha fatto un discorso molto caldo ed emozionante. Mi è però
particolarmente caro Francesco Vignarca perché
anche lui, come il sottoscritto, non ha certo il piglio del tribuno della plebe
ma che con il suo instancabile lavoro ha intessuto una rete di opposizione a
quel progetto demenziale di acquisizione degli F35 che è ormai conosciuta in
modo diffuso e che ha contribuito in modo molto importante a instillare il
dubbio sull’utilità di questa spesa, dubbio che, adagio adagio, si sta
diffondendo, finalmente, anche tra i parlamentari. Gad Lerner diceva che in
Parlamento qualcosa sta succedendo davvero, speriamolo. Nel caso, dovremo
ringraziare soprattutto questo ragazzo (beh insomma, siamo tutti ragazzi …) Anche
il nostro consiglio comunale ha approvato una mozione in cui si chiede di
rivedere questa spesa e, studiando il materiale per portarlo in consiglio
comunale, ho scoperto cose davvero agghiaccianti, che per quello che mi
riguarda, dimostrano con chiarezza la malafede di chi lo sta difendendo. Ma
questa è un’altra storia ….
In questa invece c’è quella di due agratesi che,
dopo questo bagno di folla e di parole (sulla musica, purtroppo, bisogna
stendere un velo pietoso), prendono la loro autina e decidono di farsi un bel
bagno di cultura. Dormono in un bell’agriturismo a Badia Polesine, immerso
nella campagna e non nei capannoni, molto caratteristico e confortevole, con i
gestori che ti trattano come uno di famiglia dopo 3 minuti. Ma nella sala
ristorante, con tre tavoli occupati, chi ti trova la signora? Essi, un collega,
con il quale discetta per l’intera serata di concorsi dall’esito molto dubbio
ma anche di Gino Girolomoni e della sua pasta Montebello. Il sabato, cultura a
mani basse: al mattino siamo a Rovigo per la mostra “L’ossessione nordica”.
Splendido posto (il palazzo, non Rovigo…), mostra molto particolare, opere
esposte mediamente di un certo livello, allestimento non sempre impeccabile,
soprattutto nelle connessioni tra nordici e italiani, che a volte era un po’ da
immaginare. Però ne è valsa la pena. E poi, già che eravamo in zona, perché non
fare un bel salto a Ferrara, alla mostra di Matisse? Insomma, due mostre in un
giorno, un record. Anche da questa mostra, organizzata un uno dei palazzi più
famosi d’Italia, si viene fuori con un certo senso di soddisfazione. Mancano
magari i capolavori più famosi, ma in 12 stanze ci sono opere provenienti da gallerie
di tutto il mondo e anche ad un parvenu dell’arte come il sottoscritto alla
fine sembra di aver capito tutto. Però, Matisse, mica potevi finire la carriera
facendo i collage …. J Fuori dalla mostra la
signora incontra una sua amica di vecchia data e con questo colpo di teatro i
tre giorni del pollo terminano. Ora ci resta solo la campagna elettorale