joe strummer

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martedì 22 aprile 2014

Sola andata

Oggi vi racconto una cosa un po’ personale. Di una persona che sta tornando a casa, dall’altra parte del mondo. Sembra bello, e magari lo è, ma forse dovreste avere qualche informazione in più. Per esempio, che torna a casa da quattro figli che abitano con la nonna, che ora non può più assisterli. Che lascia il marito in Italia a lavorare con un contratto da negrieri in una cooperativa, pagato una miseria senza tredicesima, senza ferie e in sostanza sapendo di poter far valere qualsiasi diritto, ma sapendo che dietro di lui c’è un esercito di disperati pronto a prendere il suo posto in un perenne gioco al ribasso su tutto. Che fino a poco tempo prima con due stipendi manteneva una famiglia, ora ce ne sarà solo uno, che dovrà anche pagare le spese fisse qui (bollette, affitto ecc.) e da questo lei dovrà dipendere, invece di portare a casa la sua parte come ha fatto finora. Che probabilmente non vedrà più quel mondo a cui, dopo 14 anni, ormai aveva fatto l’abitudine, per dover rientrare a casa, dove c’è la sua famiglia, le sue origini, ma dove c’è un mondo che ormai ha sorpassato e bollato come arretrato e dove probabilmente dovrà assistere la mamma.
Potrei fare un bel discorso, che sarebbe peraltro sacrosanto, però ora riesco solo a pensare a quanto può essere lacerata una persona che si trova a dover scegliere se essere felice per gli altri o triste per sé, a dover fare un salto nel vuoto con la prospettiva di difficoltà materiali, per sé e per la famiglia. E, soprattutto, quale razza di mondo abbiamo costruito, nel quale dopo 14 anni di fatica si deve poggiare la propria vita sui dubbi, nel quale non c’è diritto che tenga, non c’è principio che funzioni, non c'è carità che giovi, ma c’è soltanto un aereo con un biglietto di sola andata e uno strapiombo di punti di domanda.

Qui una raccomandazione al Padreterno ci sta proprio bene

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