joe strummer

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domenica 27 aprile 2014

I tre giorni del pollo

“Allora, mi raccomando, eh…” “Si papà”. “Comportatevi bene” “Si papà”. Ecc. ecc. Si papà. Ciao papà.  

E adesso che i figli non ci sono per tre giorni, cosa succede? Succede che iniziano i tre giorni del condor che però, considerando il contesto, devono avere un riferimento un po’ più ridotto. E allora il pollo con la gallina al posto del passeggero fa la valigia e parte. Si va a Verona, dove i nostri passano un bel pomeriggio da turisti, tra un bar letterario e una gelateria un po’ più prosaica e, soprattutto, tra  le piazze e i palazzi di una città che avevano dimenticato troppo velocemente. Il giorno dopo ci ritornano, perché li aspetta un evento atteso da 11 anni. “Arena di pace e di disarmo”, l’incontro del mondo pacifista che, dopo anni di stallo, finalmente ha ritrovato spirito e persone per tornare a far sentire la sua voce. Si parla di tredicimila persone all’Arena, un bel numero, soprattutto perché lì non si regalava niente, ma si veniva ad ascoltare gente che parlava, fermi sotto un sole che è stato un ulteriore regalo (pure troppo, ma non sottilizziamo…). Una bella boccata di ossigeno, che risolleva lo spirito ormai prostrato da volantini, correzione di bozze e amenità simili. Rifletto che questo avviene nello stesso giorno in cui il nostro presidente della repubblica dice che “non possiamo sottovalutare la necessità di essere in grado di dare un concreto apporto, dove sia necessario, sul piano militare” e che gli interventi vanno fatti “senza indulgere a decisioni sommarie che possono riflettere incomprensioni di fondo e perfino anacronistiche diffidenze verso lo strumento militare, vecchie e nuove pulsioni demagogiche antimilitariste”. Così, incidentalmente, ho l’occasione di dire quello che penso da quando è stato rieletto, e cioè, una volta di più, che Napolitano non mi rappresenta più, per queste parole,  ripetute in diversi contesti, di totale conservazione e arretratezza e di difesa smaccata di strutture che tutelano affarismi, sprechi indecenti e uno status quo di gigantesca difesa del potere. Lui che racconta di essere per le riforme (trovatemi uno che non lo è…) è il principale baluardo della restaurazione. Anche queste, scene già viste. Pazienza, probabilmente re Giorgio tirerà avanti anche senza la mia approvazione. Comunque, tornando a noi, è stato proprio bello riascoltare, dopo tanti anni, don Albino Bizzotto, padre Alex Zanotelli e don Luigi Ciotti (il clero tanto vituperato finisce per esprimere anche le menti migliori della nonviolenza, qualcosa vorrà pur dire …) che ci riaprono il cuore con discorsi  da guide civili, ma tenendo sempre in mano il Vangelo. Le ingiustizie, le piccolezze, le arroganze, le storture, sono messe tutte in fila perché ognuno di noi ci rifletta e si faccia motore del cambiamento. Ecco, queste persone invece mi rappresentano moltissimo e, in sostanza, incarnano i valori che, nel mio piccolissimo, vorrei tanto poter testimoniare anch’io. Bravi tutti: Renato Accorinti, il sindaco di Messina, in particolare ha fatto un discorso molto caldo ed emozionante. Mi è però particolarmente caro  Francesco Vignarca perché anche lui, come il sottoscritto, non ha certo il piglio del tribuno della plebe ma che con il suo instancabile lavoro ha intessuto una rete di opposizione a quel progetto demenziale di acquisizione degli F35 che è ormai conosciuta in modo diffuso e che ha contribuito in modo molto importante a instillare il dubbio sull’utilità di questa spesa, dubbio che, adagio adagio, si sta diffondendo, finalmente, anche tra i parlamentari. Gad Lerner diceva che in Parlamento qualcosa sta succedendo davvero, speriamolo. Nel caso, dovremo ringraziare soprattutto questo ragazzo (beh insomma, siamo tutti ragazzi …) Anche il nostro consiglio comunale ha approvato una mozione in cui si chiede di rivedere questa spesa e, studiando il materiale per portarlo in consiglio comunale, ho scoperto cose davvero agghiaccianti, che per quello che mi riguarda, dimostrano con chiarezza la malafede di chi lo sta difendendo. Ma questa è un’altra storia ….
 In questa invece c’è quella di due agratesi che, dopo questo bagno di folla e di parole (sulla musica, purtroppo, bisogna stendere un velo pietoso), prendono la loro autina e decidono di farsi un bel bagno di cultura. Dormono in un bell’agriturismo a Badia Polesine, immerso nella campagna e non nei capannoni, molto caratteristico e confortevole, con i gestori che ti trattano come uno di famiglia dopo 3 minuti. Ma nella sala ristorante, con tre tavoli occupati, chi ti trova la signora? Essi, un collega, con il quale discetta per l’intera serata di concorsi dall’esito molto dubbio ma anche di Gino Girolomoni e della sua pasta Montebello. Il sabato, cultura a mani basse: al mattino siamo a Rovigo per la mostra “L’ossessione nordica”. Splendido posto (il palazzo, non Rovigo…), mostra molto particolare, opere esposte mediamente di un certo livello, allestimento non sempre impeccabile, soprattutto nelle connessioni tra nordici e italiani, che a volte era un po’ da immaginare. Però ne è valsa la pena.  E poi, già che eravamo in zona, perché non fare un bel salto a Ferrara, alla mostra di Matisse? Insomma, due mostre in un giorno, un record. Anche da questa mostra, organizzata un uno dei palazzi più famosi d’Italia, si viene fuori con un certo senso di soddisfazione. Mancano magari i capolavori più famosi, ma in 12 stanze ci sono opere provenienti da gallerie di tutto il mondo e anche ad un parvenu dell’arte come il sottoscritto alla fine sembra di aver capito tutto. Però, Matisse, mica potevi finire la carriera facendo i collage  …. J Fuori dalla mostra la signora incontra una sua amica di vecchia data e con questo colpo di teatro i tre giorni del pollo terminano. Ora ci resta solo la campagna elettorale

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