joe strummer

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giovedì 11 giugno 2009

Dopo il diluvio

Veramente non si sa da dove cominciare a scrivere, con tutto quello che è successo. Iniziamo dalla fine, come in un bel film d’altri tempi, dalla fine. Mecoledì 24, con ogni probabilità, ci sarà il primo consiglio comunale al quale siete tutti invitati. Io sarò seduto al piano più basso, quello dove sono posizionati i microfoni.
Penso che ricorderò per un bel pezzo i momenti in cui abbiamo realizzato di aver vinto, dopo la depressione dei risultati delle europee. Per me è stata la prima candidatura della mia vita (e mi sa pure l'ultima...) e mi erano sconosciuti i meccanismi psicologici che si muovono intorno all'attesa, all'interpretazione dei segnali deboli, alla tensione. Anche perché chi sta schierato dalla nostra parte non assapora molto spesso il sapore della vittoria…
Nessuno l’avrebbe mai detto, io per primo. Ma per secondi e terzi non l’avrebbero mai detto tutti coloro che hanno sorriso quando hanno letto il mio nome, con quella punta di compatimento che è quasi obbligatorio riservare ai don Chisciotte di ogni categoria, quelli che urlano alla luna e che lottano contro i mulini a vento. Sei bravo, don Chisciotte, ma cerca di finire alla svelta di giocare, perché i grandi devono parlare di cose serie. Beh… eccoci qui.
Ha sorpreso tutti, più in generale, la capacità che ha avuto Libertà è Partecipazione di aggregare dietro un progetto tante persone molto diverse tra di loro: vecchi marpioni della politica agratese,cittadini appena arrivati in paese, giovani di belle speranze poco più che ventenni, funzionari di partito superfedeli alla linea e rappresentanti dell’associazionismo si sono seduti intorno ad un tavolo e hanno iniziato a guardarsi in faccia e un po’ anche dentro. Ognuno ha lasciato a casa un pezzo di sé e quello che ha portato lo ha messo a disposizione degli altri. Non c’erano giochi di potere, non c’erano amici e parenti da sostenere, non c’erano interessi privati . Solo e sempre la volontà di costruire un progetto duraturo e sensato per il nostro paese, qualcosa che finora non c’era e che sentivamo (anzi, sentiamo) sempre più necessario. Probabilmente, avevamo davanti semplicemente un modo come un altro per permettere ai nostri cittadini di rimpossessarsi del senso di essere cittadini e quindi comunità, di poter costruire un gradino in più della scala che ognuno di noi vorrebbe percorrere per essere più soddisfatto della propria vita e del proprio essere (a noi dell’avere proprio non ce ne frega nulla…). E’ un messaggio che si è ovviamente faticato a far passare, ma piano piano penso si sia capito, più che dalle nostre parole, dal nostro impegno e dall’entusiasmo che ognuno di noi ha messo in ogni cosa che ha fatto.

Potrei scrivere tantissime cose, ma forse mi servirebbe un libro. Mi piace poter lasciare scritto, perché forse tra un po’ mi piacerà anche rileggerlo, che ho imparato tante cose in questa campagna elettorale. La più importante è che mai come in questi mesi mi sono accorto di quanto indispensabile sia il lavoro di squadra. Io penso sinceramente di aver fatto un gran lavoro, in termini almeno quantitativi, occupandomi della parte di comunicazione e di tutte le relazioni che, come tanti di noi, abbiamo tenuto per mettere insieme e tenere vive le comunicazioni, le strategie e le idee di L & P. Ma tutto questo non sarebbe servito a niente se non ci fosse stato chi ha fatto il giro dei cortili e delle villette volantini alla mano, chi ha pazientemente discusso con la propria famiglia per spiegare il senso e il valore della nostra esperienza, chi si è svegliato presto alla domenica mattina per essere presente ai gazebo o al mercato e chi ci ha rivolto incoraggiamenti e buone parole che ci hanno aiutato ad andare avanti nei momenti più difficili. Abbiamo costruito una grande macchina in cui ognuno ha trovato il proprio spazio e si è autonomamente organizzato per occuparlo al meglio. Ognuno necessario, ognuno indispensabile. Questo, davvero, è un modo di lavorare che spero potranno copiarci in tanti. Insomma, diciamolo, ho l’impressione che un’altra esperienza non ci verrà più così bene…

Ora che si deve formare la Giunta viene la parte più antipatica, che vorrei tanto bypassare perché non fa proprio parte del mio DNA. Insomma, non ho mai cercato di imporre il mio nome in nessun luogo e non lo farò neppure ora, nonostante Franceschini dica che i giovani devono sgomitare per essere chiamati. A parte il fatto che, forse, giovane sarà lui, penso semplicemente che questo principio neghi un assioma fondamentale quanto elementare per chiunque, nel quale voglio credere, che vuole che in tutti i posti vengano scelti i più adatti. Io non sono adatto a nulla, lo dico io perché non lo dicano gli altri. Però ci sono molti più adatti a ciascun posto e spero ardentemente che siano loro ad essere scelti. Questo sarebbe un gran modo di iniziare questa esperienza, un segnale veramente forte da mandare ai cittadini.

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