joe strummer

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giovedì 4 giugno 2009

Massimo e il pgt ad Agrate

Con questo post rispondo al commento di Massimo scritto sul messaggio precedente, in cui mi si chiedeva un’opinione sull’adeguamento del pgt al programma “stop al consumo del territorio”. La materia è complessa e, per lasciare al caso meno cose possibile, ho pensato di dover scrivere un apposito post.

Per prima cosa, tengo a precisare che quello che dirò non corrisponde alla posizione della lista IpA, che, ovviamente, non si pronuncia in modo specifico su qualsiasi quesito, ma è semplicemente il frutto del mio pensiero. La risposta richiede una certa articolazione

Lo sviluppo zero del territorio è un’espressione tanto bella quanto vuota. Chiunque vorrebbe vedere dei bei prati davanti a sé piuttosto che un fabbricato, per quanto bello. Vi sono però delle istanze, in parte legittime, che richiedono all’ente locale di “svilupparsi” per dare alla cittadinanza maggiori possibilità in termini abitativi e occupazionali. Io, astrattamente parlando, non sono per nulla un entusiasta dello “sviluppo”, che non di rado nasconde la parola speculazione e che comunque quasi sempre è sinonimo di irrevocabile cementificazione. Nel nostro caso, ovviamente non siamo a livello di speculazione ma chiaramente un qualsiasi edificio rimane nel tempo e quindi ogni costruzione in più sul nostro territorio va progettato e valutato con grande attenzione. Anche la più misera esperienza insegna però che con i principi non si mangia e che occorre comprendere fino a che punto è possibile recedere, mantenendo comunque vivi i propri principi. Mi sento quindi di dire alcune cose

1) Ho letto nel commento lasciato sul blog di Giovanna, cui il commento di Massimo faceva riferimento, che si cita un valore di 4,92% di territorio (che in realtà mi pare sia il 4,72%, non che cambi molto, ma il valore è questo) occupato a fronte di un 5% consentito dalla Provincia. Mi pare che, messo così, questo parametro indichi uno sfacelo urbanistico che in realtà non mi pare di aver né visto né previsto. Credo occorra dire le cose con completezza e, quindi, occorreva anche specificare che questa percentuale sta ad indicare il territorio urbanizzato e quindi non più agricolo. Tra l’urbanizzato però ci stanno anche le aree a verde pubblico. In poche parole, in quel 4,72% sono compresi il parco previsto a ridosso della Via Dante, l’ampliamento dell’Aldo Moro, del parco Manzoni e, soprattutto, l’estensione del parco presso la vasca volano. Parliamo di 600.000 mq, mica paglia a fronte di un consumo di territorio di 280.000 mq, di cui 80.000 attualmente destinato a serre. Nelle previsioni del pgt, il verde pubblico raddoppia da qui a cinque anni. Raccontare alla gente che queste zone faranno parte del territorio occupato solo perché sopra ci verranno fatti parchi è una pura mistificazione della realtà e credo sia necessario un chiarimento. Inoltre, ricordiamoci sempre che le aree di intervento sono computate per intero ma nel loro interno l’area occupata non è mai totalmente edificata ma una certa quota è destinata a servizi accessori, verde ecc. Tutto questo, ovviamente, non cancella gli edifici, sia ben chiaro, però aiuta a definire meglio il problema, che, messo sul piatto per slogan, dà l’idea di avere ben altre dimensioni. In realtà, che mi risulti, le maggiori costruzioni del pgt sono poco oltre il 2% che, ovviamente, non è zero ed è pur sempre un edificato che ci terremo in futuro, ma comunque ben lontani dallo spettro che si vuol agitare..

2) Per chi ha una pur vaga idea di come si costruisce il bilancio di un ente pubblico sa che occorre conservare sempre il pareggio finanziario e quindi occorrono tante entrate quante uscite. Le entrate da ICI previste a seguito dell’attuazione del nuovo pgt sono circa 750.000 euro. Tanto per cominciare, chi propone lo sviluppo zero dovrebbe poter dire dove andrà a prendere questi soldi, che non sono esattamente bruscolini e questo non mi risulta che lo abbia detto con precisione alcuna lista, almeno a mia conoscenza. Si vuole tagliare? Benissimo, si dica chiaramente dove. Non serve genericamente dire che si vogliono tagliare gli sprechi perché, se non si individuano le spese specifiche non si trasmette nessuna informazione, né serve dire che la scuola si poteva fare con minori costi, perché la scuola ormai è fatta. Ricordiamoci poi una cosa fondamentale, che nessuno dice: la gran parte delle spese correnti del comune è INCOMPRIMIBILE perché fatta da spese istituzionali, spese di personale, contratti già firmati ecc. Per questo, o si individua il dettaglio di voci da tagliare, oppure non ha senso discutere in generale. In ogni caso, molto serenamente, qualora dovessi essere chiamato ad esprimermi nel dettaglio, valuterò se considero più pesanti i tagli effettuati o gli interventi urbanistici previsti oppure, detto in termini meno tecnici, se il gioco vale la candela

3) Le zone nelle quali vengono effettuate la maggior parte degli interventi si trovano nella parte sud del paese, dove la vicinanza con l’autostrada, dello svincolo di collegamento tra due strade provinciali ad ampio scorrimento e la presenza di altre zone industriali non la rendono già ora zona di gran pregio. Mentre sul piano del valore immobiliare quelle zone sono certamente interessanti, sul piano del valore paesaggistico credo si possa indubbiamente dire che non sono esattamente i posti più belli del mondo.

4) Gli interventi sull’edilizia residenziale sono assolutamente limitati, tanto che, a parte la sistemazione di alcune cosiddette “porosità”, l’unico intervento consistente previsto è quello di edilizia economica e popolare in quel prato che sta all’incrocio tra via Kennedy e via Lecco. Anche in questo caso, si parla di un bellissimo prato che verrà sacrificato per dare la possibilità a chi non ha grandi mezzi di comprarsi una casa a prezzi bassi. Si può dire che il gioco vale la candela o meno, assolutamente in modo legittimo. Io onestamente condivido questa scelta (soprattutto perchè è difficile trovare altre aree in cui fare altrettanto) ma credo si possa tranquillamente dire che queste edificazioni non vadano fatte e che si debba lasciare il prato verde. Ecco, io sullo sviluppo zero in questo senso temo di non essere molto d’accordo perché la casa è un bene primario da sviluppare e tutelare (e ve lo dice uno che ha abitato tanti anni in affitto). Chi mi conosce sa che non sono esattamente un cementificatore e, nel mio piccolo, non credo che 25 anni di associazionismo siano trascorsi invano. Certo, non faccio parte del partito del no a tutti i costi e, per la mia personale sensibilità, questo è un caso in cui, di fronte alla difficoltà economica del momento, al mercato del credito che funziona un tanto al chilo e a un contesto sociale difficile, costruire tanti appartamenti a basso costo valgano il sacrificio di una bellissima area (almeno, a me piace molto) come quella di cui parliamo.

Mi sembrava necessario delimitare il campo perché spesso su questa materia se ne sentono di veramente pittoresche. Stante quanto sopra, è altrettanto evidente che sarei assolutamente disponibile a valutare qualsiasi proposta seria di modifica del pgt che abbia comunque un senso compiuto e una sua ragion d’essere e che mantenga gli equilibri. In altri termini, modificare il pgt per cambiare il 4,92% in 4,88% non mi interessa: non cambierebbe niente in termini di impatto e servirebbe solo a sottrarre risorse per altre attività e ad allungare i tempi di attuazione del piano, che, come sappiamo, non sono certo rapidissimi. Se ci fosse invece un progetto serio e che, a fronte di una sensibile riduzione di edificato, producesse gli stessi esiti con altre fonti, perché non valutarlo? Ricordiamoci sempre che chi ha scelto di entrare nella macchina della politica, che sia eletto o meno, è al servizio dei cittadini e qualsiasi buona proposta arrivi, da qualsiasi parte politica, deve essere valutata serenamente, senza pregiudizi e pruriti ideologici. Rimango comunque, di base, un po’ dubbioso sulle reali possibilità in questo senso, ma non voglio porre limiti alla Divina Provvidenza. Ieri sera, ascoltando il dibattito tra candidati sindaci, ho sentito qualcuno che parlava di “svendita del territorio” parlando della costruzione dell’albergo e della perequazione prevista con la costruzione della scuola materna. A me, francamente, tanto “svenduto” non mi pare. Venduto, questo si. Bisogna dirlo onestamente, ma non mi pare uno scandalo, semplicemente è il meccanismo degli oneri di urbanizzazione che funziona così. Su tutti i terreni da edificare si pagano dei soldi alla pubblica amministrazione per poter costruire. Anzi, in vigenza del precedente prg questi meccanismi di perequazione non esistevano e quindi, nel caso si fosse previsto un intervento simile, ben difficilmente si sarebbe arrivati a questo risultato. Si tratta di capire se il disagio della costruzione di un albergo è compensato con la costruzione, a costo zero, come diceva correttamente Ezio Colombo, intendendo il costo finanziario (ma questo lo capisce anche un bambino, se vuole capirlo…) di una scuola materna che è necessaria, urgente e utile. Io penso di si, ma ci si può legittimamente dividere su questo punto.

Sempre con riferimento al dibattito di ieri sera, veramente ho cercato di capire con attenzione la proposta di Comasini sul consumo di territorio, ma probabilmente per mie incapacità, non sono riuscito. Mi è parso che parlasse di un progetto a tendere verso questo obiettivo,che non dovesse essere un traguardo rigido ma come questo si debba realizzare, cosa si debba fare, dove si debba arrivare, quali aree si possano edificare e quali no, mi pare non si sia detto. Peraltro, lo sviluppo zero non capisco bene come possa essere un obiettivo mobile. Zero è zero, mi pare sia un concetto non interpretabile. Sviluppo limitato è una cosa, ma lo zero non è un’opinione …

Ciò che invece mi fa più specie è che non si dica mai come questa “svendita” del territorio fa capo a politiche che vengono inquadrate sul piano normativo da leggi regionali. E’ noto che la politica della Regione Lombardia, in materia, è delle più lassiste in circolazione. Il liberismo in materia economica abbiamo visto in questi mesi dove ci ha portato: il mercato che si autoregolava si è rivelato una barzelletta che ci hanno raccontato quelli che si sono ignobilmente arricchiti con gli inganni della finanza e ai poveretti sono rimasti i cocci da raccogliere quando il giocattolo si è rotto e i furbi sono scappati. Ho la vaga impressione che il liberismo del mattone finirà nello stesso modo: tra breve sarà sempre più difficile vendere gli immobili nuovi e inizierà la teoria degli imprenditori che, finiti gli anni d’oro dei superprofitti, ora non sanno più come pagare le rate del Cayenne. Il problema più grave è però che, ad oggi, ogni ente locale può teoricamente organizzarsi come meglio crede, ma di fatto è costretto ad alimentare il circolo vizioso del mattone. Se fai costruire, ti entrano dei soldi per fare le manutenzioni sul tuo patrimonio. Nel frattempo, hai fatto costruire e quindi arriveranno più persone, che chiederanno più servizi che dovrai finanziare. Il finanziamento si potrà fare solo permettendo ad altri operatori di costruire e via così all’infinito. Non si può certo chiedere ad un Comune da 15.000 abitanti (ma neanche da 150.000) di spezzare questo circolo vizioso, ma, al contrario, l’unica strada per uscirne credo sia permettere a chi ha la volontà di preservare il proprio territorio di accedere a degli appositi finanziamenti che premino chi non vuole costruire e non, come è stato fatto fino ad oggi, chi cementifica di più. Tutto qui. Scaricare a valle il problema è una politica pilatesca, peraltro in voga da molti anni e non solo sull’urbanistica, che non può che portare ai risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Temo però che la Regione abbia in mente (e abbia fatto) una politica totalmente opposta a questa e penso quindi che, con queste premesse, lo sviluppo zero sia solo una bella frase che continuerà a riempire la bocca di qualche benpensante e di tutte le opposizioni, di qualsiasi colore siano, ma che sarà mai applicabile se sarà lasciata solo alle buone intenzioni degli amministratori locali.

Concludo poi con una piccola considerazione generale. Non conosco personalmente il candidato sindaco Comasini, ma, così ad occhio, sentendolo parlare ieri sera, mi dà l’impressione di una persona seria e per bene. Nonostante questo, il partito che rappresenta non mi ha mai dato l’impressione di un partito molto attento all’ambiente. Anche senza parlare delle parentele di Casini con il più grande palazzinaro d’Italia, mi pare che la ventennale esperienza di questo partito ci abbia mostrato come spesso le sue posizioni siano più realisti del re e, per dire le prime due cose che mi vengono in mente, che le recenti adesioni al ritorno al nucleare e al decreto +20% delle superfici edificate del governo delineino delle idee che, per usare un eufemismo, fanno a pugni con i progetti di sviluppo zero del pgt.
Bene, siete arrivati in fondo. Comunque la pensiate, vi siete meritati un premio per la costanza. Potete quindi sfogarvi nei commenti!

2 commenti:

  1. La ringrazio per la risposta anche se, tuttavia, non comprendo a chi serva un albergo ad Agrate quando c'è l'Hotel Colleoni ed il Cosmo a Vimercate.

    Inoltre si parla di ampliare i parchi, trasformando un verde da privato a pubblico, ma come verranno mantenuti se non ci sono risorse economiche per poterlo fare, ed il parco Aldo Moro ne è un esempio?

    Quando non ci sarà più terreno per poter costruire, quindi finiremo come Cologno e Sesto in breve tempo, cosa faremo?

    Grazie,
    Massimo

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  2. Prego, dovere!

    Detto tra di noi, stupisce anche a me questa necessità di alberghi, ma io non faccio parte della moltitudine che viaggia per lavoro. Le associazioni di categoria (e anche chi vuole investire in questo senso) dicono però che c'è una grande carenza di queste strutture.
    Per il parco Aldo Moro il problema non è proprio quello dei soldi, ma è legato a vicende più complesse che ora non vorrei toccare per evitare di scrivere un post più lungo di quello che ho già scritto. Mi sembra di aver già esagerato, per oggi!
    Il problema del terreno che si esaurisce è serio e oggettivo ed è per questo che credo serva, come ho scritto, un intervento a livelli ben superiore rispetto a quello comunale. La prospettiva di essere circondati dal cemento non piace a nessuno, ma occorre che a tutti i livelli di governo si remi in questa direzione, per non lasciare soli i sindaci che sono alla fine della cascata delle responsabilità di governo e che si prendono sempre le colpe di tutti, anche quando loro sono l'ultimo anello della catena alimentare della politica

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